A Portoscuso la catena alimentare è ormai irrimediabilmente compromessa? | Gruppo d'Intervento Giuridico onlus - http://gruppodinterventogiurid...
Jun 12, 2014
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"E’ pervenuta la risposta (nota prot. n. PG/201416911 dell’11 giugno 2014) da parte della Direzione generale dell’Azienda USL n. 7 di Carbonia riguardo la richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione degli opportuni interventi inoltrata (30 aprile 2014) dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus concernente la predisposizione e lo svolgimento di un adeguato monitoraggio della qualità delle sostanze destinate al consumo alimentare prodotte nel territorio comunale portoscusese (regolamento CE n. 466/2001). Erano stati coinvolti anche il Ministero dell’ambiente, gli Assessorati regionali della difesa dell’ambiente e della sanità, il Comune di Portoscuso, l’A.R.P.A.S., la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari e la Commissione europea. La situazione esposta dalla Direzione generale dell’Azienda USL n. 7 di Carbonia, frutto di analisi e monitoraggi che si protraggono da lunghi anni, appare decisamente orientata verso gli scenari peggiori: forse la stessa catena alimentare è ormai compromessa. Infatti, “gli esiti” dei monitoraggi condotti con la stretta collaborazione dell’I.S.P.R.A. e dell’Istituto Superiore di Sanità hanno portato alla “richiesta al Sindaco del Comune di Portoscuso di adozione di provvedimenti contingibili e urgenti che al momento consistono in: * divieto di commercializzazione/conferimento del latte ovicaprino prodotto da sette allevamenti operanti sul territorio comunale con avvio a distruzione presso impianto autorizzato; * divieto di movimentazione in vita e di avvio a macellazione dei capi allevati presso le attività produttive del territorio, nelle more della effettuazione di verifiche mirate sulla eventuale presenza di diossina nelle carni; * permane il divieto di raccolta dei mitili e dei granchi nel bacino di Boi Cerbus; * permane divieto di commercializzazione e raccomandazione di limitazione del consumo di prodotti ortofrutticoli e vitivinicoli prodotti nel territorio”. Portoscuso, polo industriale di Portovesme In poche parole, a Portoscuso non si può vendere il latte ovicaprino né fare allevamento ovicaprino, non si possono raccogliere mitili e crostacei, non si possono vendere frutta, verdura e vino, chi li consuma lo fa a rischio e pericolo. Quanto accaduto negli ultimi anni è emblematico. Nel gennaio 2012 l’Azienda sanitaria locale n. 7 di Carbonia, dopo aver acquisito i dati di una recente relazione dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente, così aveva ammonito: “…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso”. In precedenza, nel dicembre 2009 era – ancora una volta – il turno dell’inquinamento da piombo nel vino (16 campioni su 60 superavano del doppio il limite massimo di 0.2 mg/kg di piombo) e nei molluschi bivalvi: i risultati delle analisi svolte sul mosto dall’A.R.P.A.S. erano giunte da un mese, ma nessun’autorità competente aveva preso provvedimenti, mentre il Sindaco di Portoscuso emetteva un’ordinanza contenente il divieto di raccolta e consumo dei molluschi bivalvi. In questi ultimi mesi è stato è il turno del latte di pecora, troppo ricco di piombo, e del latte di capra, troppo ricco di diossina. Insomma, non ci vuol molto a supporre una compromissione della stessa catena alimentare. In base al regolamento CE n. 466/2001 sono prescritti limiti di tollerabilità degli inquinanti nelle sostanze destinate all’uso alimentare e precisi monitoraggi degli alimenti: in varie occasioni le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico ne hanno richiesto lo svolgimento alle amministrazioni pubbliche competenti, sempre con risposte tranquillizzanti. Ora non più. Facussa Eppure la situazione dovrebbe esser ben diversa. Ilpiano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis – Iglesiente(D.P.C.M. 23 aprile 1993), sulla base della dichiarazione di zona ad alto rischio ambientale (D.P.C.M. 30 novembre 1990, legge regionale n. 7/2002), ed il successivo accordo di programma attuativo (D.P.G.R. 3 maggio 1994, n. 144) hanno in gran partebeneficiato economicamentele medesime industrie responsabili dello stato di inquinamento dell’area. L’obiettivo era quello del disinquinamento e del risanamento ambientale. Obiettivo, a quanto pare, miseramente fallito, tant’è che sono risultate in seguito molto negative le caratteristiche qualitative del fondo naturale delle acque e dei suoli, come accertato (2009) dall’A.R.P.A.S. Di fatto è sempre peggiore la situazione ambientale e sanitaria di Portoscuso. In un ambiente ormai fortemente degradato e contaminato, tanto da vantare record poco lusinghieri, anche nel campo del deficit cognitivo infantilee della piomboemia: già nel 2008 l’Università di Cagliari (Dipartimento di sanità pubblica, Sezione Medicina del lavoro) nel corso di una ricerca (Plinio Carta, Costantino Flore) affermò chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro. La letteratura medica, infatti, indicaun’associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia. A Portoscuso si va dai fumi di acciaieria, che vedono il centro suscitano diventarne la pattumiera d’Europa, al bacino dei fanghi rossi e al relativo inquinamento, dagli sversamenti in mare di inquinanti alle discariche illecite di rifiuti tossico-nocivi, alle nubi di fluoro, ai traffici illeciti di rifiuti industriali. Carloforte, centro storico visto dal mare E le preoccupazioni per la qualità dell’ambiente e della salute pubblica, giustamente, si estendono ai Comuni vicini, come Carloforte. Non è un caso che in Sardegna – nella mitica isola del sole, del mare e delle vacanze – vi sia la maggiore estensione nazionale di siti contaminati: complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (L.n. 179/2002). Recentemente (31 gennaio 2013) è stato riclassificato quale sito di interesse regionale (S.I.R.) l’Arcipelago della Maddalena (O.P.C.M. 19 novembre 2008). Evitiamo noi sardi una volta tanto vittimismo e ignavia, è necessario realizzare bonifiche ambientali, riconversioni economico-sociali e anche almeno un po’ di giustizia. Vogliamo voltare pagina una buona volta? Forse siamo ancora in tempo."
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e vorrei ripetere: "Non è un caso che in Sardegna – nella mitica isola del sole, del mare e delle vacanze – vi sia la maggiore estensione nazionale di siti contaminati: complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (L.n. 179/2002). Recentemente (31 gennaio 2013) è stato riclassificato quale sito di interesse regionale (S.I.R.) l’Arcipelago della Maddalena (O.P.C.M. 19 novembre 2008). Evitiamo noi sardi una volta tanto vittimismo e ignavia, è necessario realizzare bonifiche ambientali, riconversioni economico-sociali e anche almeno un po’ di giustizia."
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